Leggenda e Benefici

La Leggenda e i Benefici

Un Liquore che Cura e racconta

Apprezzata dalla medicina e celebrata dalla leggenda, la China è il cuore del nostro liquore: un elisir tonico, digestivo e profondamente radicato nella storia.

china, tante proprietà

La china è una pianta da secoli apprezzata per le sue proprietà aperitive e digestive conferite dai principi attivi in essa contenuti che hanno la capacità di aumentare le secrezioni gastriche, favorendo la digestione, e al contempo agendo come protettivo delle mucose gastriche, con uno spiccato potere tonico corroborante.

Nella storia della medicina pochi farmaci possono essere considerati una vera pietra miliare come la corteccia di china. Dalla corteccia della China (Cinchona Calisaya), pianta originaria delle Ande, si estrae il chinino.

dal passato al presente
Da allora la china è stata molto utilizzata nella preparazione di amari e liquori: in particolare, nel periodo della dominazione coloniale inglese in India, fu aggiunta all’acqua per prevenire la malaria: nacque così l’acqua tonica, largamente consumata anche oggi.

In erboristeria la corteccia di china viene ancora prescritta come stimolante, tonico, digestivo e riduttore di stati febbrili; è molto utile nel trattamento delle anemie, delle indigestioni, dei disordini gastrointestinali e dell’inappetenza; è infine indicata per il superamento degli stati di spossatezza generale.

la leggenda
La scoperta delle sue proprietà terapeutiche è avvolta nella leggenda. Una delle versioni narra che in Perù, a seguito di un terremoto, diversi alberi di china caddero in un laghetto rendendone amare le acque.
Dopo qualche tempo, gli indigeni della zona notarono che alcuni animali ammalati se si abbeveravano di quelle acque guarivano miracolosamente.

Un soldato spagnolo affetto da malaria, venne perciò medicato dagli indigeni con l’acqua amara. Una volta guarito, l’uomo consigliò la preparazione ad altri suoi connazionali, colpiti dalla stessa malattia, fra i quali la contessa di Chincon.

Secondo la tradizione, il nome deriva proprio dalla contessa di Chinchón, moglie del viceré del Perù, che nel 1639 sperimentò su stessa le virtù della corteccia di questa pianta capace di sconfiggere perfino la malaria. Questa particolare “polvere della contessa” non venne accettata dalla classe medica fino al XVII secolo, quando anche re Carlo II venne curato dalla febbri malariche.

China Riccardi
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